Separazione delle carriere, Area: “Distruzione dell’autonomia della magistratura”
Roma. Il ddl costituzionale sulla separazione delle carriere, in discussione presso la Commissione Affari Costituzionali della Camera “distrugge indipendenza e autonomia della magistratura e rende più forte il potere esecutivo. E’ una chiara alterazione dell’equilibrio tra poteri dello Stato ed uno stravolgimento della Costituzione”. Lo afferma il coordinamento nazionale di Area, l’associazione delle toghe progressiste. E non è tutto: questo provvedimento “non porterà alcun beneficio concreto ai cittadini che si rivolgono alla Giustizia” e “ciò che si intravede dietro l’angolo, non può che essere la progressiva sottoposizione della pubblica accusa all’esecutivo”. Il ddl, inoltre, “apre la porta alla cancellazione del principio di obbligatorietà dell’azione penale, che ha significato l’eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge” perché “si assisterebbe di fatto ad una selezione discrezionale dei processi da fare ad opera del Parlamento”.
L’associazione delle toghe progressiste, contesta uno degli assunti su cui si fonda la richiesta di separare le carriere tra giudici e pm: “non esiste un appiattimento dei giudici sulle richieste del Pm. Le statistiche evidenziano un elevato tasso di assoluzioni nel merito, così come, presso gli uffici del Gip, una significativa quota di richieste di misure cautelari non accolta”. Del resto “da diversi anni i numeri dei passaggi da funzioni giudicanti a requirenti e viceversa risultano sempre più ridotti”. La duplicazione del CSM (uno per i giudici e l’altro per i PM), la decurtazione della rappresentanza dei magistrati (da due terzi alla metà) e la compressione delle competenze sono tutti interventi inoltre che comporteranno “la riduzione dell’autogoverno ad ufficio del personale con una pesante ingerenza dell’esecutivo”. Lo testimonia anche “la possibilità introdotta di un reclutamento laterale di avvocati e professori universitari come giudici in tutti i livelli della magistratura, senza concorso ma semplicemente con una nomina consiliare”, che “rischia di dare l’avvio a forme di reclutamento parallelo” e “di aprire la strada ad una magistratura di nominati da parte di un CSM condizionato dall’esecutivo o quanto meno dalle forze politiche di maggioranza”.